Gabriele D'Annunzio: la biografia
Nasce nel 1863 a Pescara, in una ricca famiglia borghese col nome di Gabriele Rapagnetta (D’Annunzio è il cognome di uno zio adottivo).
Nel 1879, a soli sedici anni, pubblica la sua prima raccolta poetica Primo vere di ispirazione carducciana. Terminato il liceo si trasferisce a Roma per gli studi universitari, che però non terminerà, dedicandosi al giornalismo mondano, trasformandosi in un dandy raffinato sempre presente agli eventi sociali della capitale.
Del 1882 sono le pubblicazioni di Canto novo (raccolta di poesie) e Terra vergine (raccolta di novelle) che ottengono una buona accoglienza del pubblico e della critica.
D’Annunzio è ormai un personaggio pubblico e alimenta la sua fama anche attraverso amori tanto prestigiosi quanto scandalosi. Il più noto fu quello per l’attrice Eleonora Duse, alla quale rimane legato dal 1895 al 1904. Per mantenere sempre vivo l’interesse del pubblico vive come un divo o come un principe, costantemente al di là delle sue possibilità economiche.
Nel 1883 si sposa con Maria Hardouin, con la quale ebbe tre figli, ma nonostante tutto non metterà mai fine alle sue rocambolesche avventure erotiche.
Nel 1889 pubblica il romanzo Il Piacere.
Nel 1897 inizia la sua carriera politica con l’elezione a deputato alla Camera sedendo nei banchi dell’estrema Destra. Passa per un certo periodo all’estrema Sinistra, ma rimane sostanzialmente un uomo di destra. La partecipazione alla politica attiva avviene nel corso del primo decennio del ‘900.
Nello stesso periodo inizia a dedicarsi al teatro. D’Annunzio era convinto che l’attività politica consistesse essenzialmente nella capacità di influenzare le masse, e il genere teatrale si prestava a questo scopo.
Nel 1902 pubblica le Novelle della Pescara, una raccolta che comprende anche testi del 1884-1886.
Nel 1903 pubblica i primi tre libri delle Laudi del cielo, del mare e della terra: Maia, Elettra, Alcyone.
Nel 1910 scappa in Francia per sottrarsi ai numerosi creditori, ma con lo scoppio della prima guerra mondiale vede l’occasione per tornare in Italia da protagonista.
Il 5 maggio 1915 a Quarto – Genova, schierandosi con il movimento nazionalista, inizia un’accesa campagna per l’intervento italiano in guerra. Quando l’Italia entra nel conflitto, D’Annunzio, nonostante i suoi 52 anni si arruola volontario, combattendo una sua guerra fatta di gesti valorosi e spericolati, sempre spettacolari, come l’incursione su Vienna nel 1918 durante la quale lancia sulla città proclami e manifesti tricolori.
Nel 1916, in seguito a una ferita dovuta a un ammaraggio di fortuna, perde l’occhio destro. In questo periodo compone Il Notturno, opera pubblicata nel 1921, contenente una serie di ricordi e di osservazioni in uno stile spezzato e paratattico nel quale la parola acquista una nuova essenzialità.
Alla fine della guerra occupa e governa (1919-1920) la città di Fiume che era in attesa della conclusione dei trattati di pace che ne avrebbe sancito l’assegnazione all’Italia o alla Jugoslavia. Il trattato di Rapallo pone fine all’avventura fiumana e D’Annunzio è costretto dall’esercito italiano ad abbandonare la città.
Nel 1920, dopo la delusione fiumana, si ritira sul lago di Garda, nella Villa Vittoriale degli Italiani (ristrutturata a spese dello Stato), una specie di museo, dove ogni oggetto assume il valore di una reliquia.
Qui trascorre gli ultimi anni. Si dimostra favorevole al fascismo che lo ricopre di onori, ma lo isola nel ruolo di poeta-vate e di precursore del fascismo, ma tenendolo lontano da qualunque ruolo attivo.
Muore il 1° marzo 1938, a 75 anni, a seguito di un’emorragia cerebrale.
D’Annunzio visse la propria vita con il preciso intendo di farne un’opera d’arte: il valore centrale dell’arte, uno dei canoni del Decadentismo, fu il cardine della sua intera esistenza.
La sua vita fu per lui creazione e finzione, un susseguirsi di trovate e colpi di scena.
Difficile infatti scindere le esperienze esistenziali dalla produzione dell’autore, perché entrambe progettate secondo lo stesso ideale artistico ed estetico che prevedeva come elemento costitutivo proprio il successo.