L'ermetismo
Con il termine ermetismo non si intende una vera e propria corrente letteraria del Novecento, ma un atteggiamento assunto da un gruppo di poeti in Italia negli anni ‘30.
Sul piano letterario con il termine ermetismo si sottolinea una poesia dal carattere chiuso (ermetico) e volutamente complesso, solitamente ottenuto attraverso un susseguirsi di analogie di difficile interpretazione.
Alla base di questo movimento, che ebbe come modello i grandi del decadentismo francese come Mallarmé, Rimbaud e Verlaine, si trova un gruppo di poeti, chiamati ermetici: tra i più celebri ricordiamo Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo e Mario Luzi.
Quello dell'ermetismo è uno stile difficile e chiuso nella ricerca della forma analogica, insieme all'approfondimento di una nascosta esperienza interiore, contraddistinse questo gruppo che, rifiutando in modo diretto ogni impegno politico e sociale, cercava di staccarsi dalla cultura fascista.
La censura dell'ermetismo è una presa di posizione contro la manipolabilità e la facilità comunicativa della nascente società di massa, che si esplica nella propaganda dei regimi dittatoriali (come il fascismo) sorti dopo la prima guerra mondiale. La poesia, allora, si rinchiude e si assume il compito di ridare un senso alla parola, di risemantizzarla, di usarla solo quando necessaria.
I poeti ermetici perseguono l'ideale di una “poesia pura”, libera da ogni finalità pratica, essenziale, senza scopo educativo. Il tema centrale della poesia ermetica è il senso della solitudine disperata dell'uomo moderno che ha perduto fede negli antichi valori, nei miti della civiltà romantica e positivistica e non ha più certezze a cui ancorarsi saldamente. L'uomo vive in un mondo incomprensibile, sconvolto dalle guerre e offeso dalle dittature, per tanto ha una visione sfiduciata della vita, priva di illusioni. Gli ermetici rifiutano la parola come atto di comunicazione per lasciarle solo il carattere evocativo. La loro poesia è una poesia di stati d'animo, di ripiegamento interiore espresso in un tono raccolto e sommesso, con un linguaggio raffinato ed evocativo che sfuma ogni riferimento diretto all'esperienza in un gioco di allusioni.