Eugenio Montale: la poetica

Pubblicato da: Daniela il 20/06/2016

Definire la poetica di Montale non è agevole. La sua produzione si snoda attraverso buona parte del Novecento, passando attraverso movimenti letterari come il Simbolismo, l’Ermetismo, il Neorealismo.

Montale affermò che le sue prime tre raccolte sono “tre parti della stessa autobiografia” e definendo la sua intera produzione affermò anche “ho scritto un solo libro, di cui prima ho dato il recto e ora do il verso”.

Le prime tre raccolte hanno alla base una visione amara della vita, dove non ci sono certezze né significati ultimi: il mondo non ha senso e la vita umana è una pura casualità gettata in un universo senza dio. L’unico dato tangibile è il dolore che tale consapevolezza comporta.

La stessa poesia non possiede alcuna formula risolutiva, non svela nessuna verità nascosta, può solo rappresentare il dolore, il male di vivere che domina l’esistenza umana.

Per Montale, però, la fondamentale insensatezza della vita non giustifica la resa, ma costituisce il punto di partenza per la ricerca di risposte e verità, rappresentando con la massima onestà la tensione di una ricerca che si sa votata al fallimento.

Correlativo oggettivo:

Il correlativo oggettivo è un concetto poetico elaborato da Thomas Stearns Eliot nel 1919 secondo il quale esistono oggetti la cui presenza permette la nascita di una certa emozione. 

A differenza del simbolo, che è qualcosa che partecipa alla natura di ciò che si vuole rappresentare, il correlativo oggettivo ne suggerisce l’idea.

Se per Ungaretti si poteva parlare di “poetica delle parole” con la ricerca della parola pura, riportata alla propria capacità espressiva originaria, con Montale si passa ad una “poetica delle cose” dove una serie di oggetti diventano rappresentazioni di una particolare emozione.

La poetica dell’oggetto comporta che la parola che lo designa debba essere estremamente precisa, per cogliere l’oggetto nella propria unicità.