Luigi Pirandello: Il fu Mattia Pascal
Il fu Mattia Pascal (1904)
Mattia Pascal è un giovane inetto e spiantato, che vive una vita grigia come bibliotecario, con una moglie e una suocera impossibili.
Fugge a Montecarlo e vince una notevole somma. Mentre torna a casa legge la notizia della propria morte: moglie e suocera l’hanno riconosciuto nel cadavere di un suicida.
Si sente libero di cambiar vita e prende il falso nome di Adriano Meis.
Nella sua nuova identità riesce ad allacciare una serie di positive relazioni umane e si innamora di Adriana.
Per Mattia – Adriano c’è la speranza di poter rinascere a una nuova e felice esistenza.
In realtà scopre ben presto che si tratta solo di un’illusione: privo di una vera identità anagrafica non può fare nulla di quanto vorrebbe, nemmeno sposare l’amata Adriana.
Mattia simula un secondo suicidio (quello di Adriano), e, rassegnato a non poter essere altro che Mattia Pascal, torna dalla moglie, che però nel frattempo si è rifatta una vita. Non gli resta che accettare al situazione di definitiva estraneità e sopravvivere, portando di tanto in tanto fiori sulla propria tomba.
La lanterninosofia è una teoria filosofica di Luigi Pirandello, esposta nel cap. XIII de Il fu Mattia Pascal ad opera di un personaggio, Anselmo Paleari.
Secondo questa teoria, a differenza del mondo vegetale, privo di sensibilità, l'essere umano ha la sfortuna di avere coscienza della propria vita, cioè di "sentirsi vivere", con la conseguenza di subordinare la realtà esterna oggettiva a questo sentimento interno della vita, la cui caratteristica è l'ingannevole mutevolezza.
<<E questo sentimento della vita per il signor Anselmo era appunto come un lanternino che ciascuno di noi porta in sé acceso; un lanternino che ci fa vedere sperduti su la terra, e ci fa vedere il male e il bene; un lanternino che proietta tutt'intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe, se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che noi dobbiamo pur troppo credere vera, fintanto ch'esso si mantiene vivo in noi. Spento alla fine a un soffio, ci accoglierà la notte perpetua dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra ragione?>> [Il fu Mattia Pascal, cap. XIII].
In pratica questi lanternini rappresentano l'idea interiore del mondo esterno, che viene assunta come unico metro di valutazione. I lanternini più grandi e colorati (ciascuno secondo la propria caratteristica) sono quelli delle ideologie, anch'essi fallaci e propensi a cadere, lasciando così l'individuo senza più capacità di giudizio, nel buio più totale, che però non esisterebbe se non fosse risultato quale contrapposizione al flebile bagliore delle lanterne:
<<Nell'improvviso bujo, allora è indescrivibile lo scompiglio delle singole lanternine: chi va di qua, chi di là, chi torna indietro, chi si raggira; nessuna più trova la via: si urtano, s'aggregano per un momento in dieci, in venti; ma non possono mettersi d'accordo, e tornano a sparpagliarsi in gran confusione, in furia angosciosa: come le formiche che non trovino più la bocca del formicajo, otturata per ispasso da un bambino crudele>>.