I conflitti di nazionalità in Austria-Ungheria
L’impero asburgico vide aggravarsi il declino delineatosi a partire da 1848 e dovuto al ritardo nello sviluppo dell’economia e ai sempre più forti contrasti fra le diverse nazionalità.
Allo sviluppo gravitante attorno alla capitale Vienna, alla Boemia (Praga) e al porto commerciale di Trieste si contrapponeva l’arretratezza e la povertà del resto della popolazione, alimentata essenzialmente dall’agricoltura e ancora dominata dalla Chiesa e dai grandi proprietari.
I conflitti nazionali erano il principale motivo di crisi e disagio. L’adozione, nel 1867, di un compromesso con il gruppo nazionale più forte, quello magiaro (ungherese), che dava loro una posizione privilegiata nella parte sud occidentale, aveva scatenato l’irrequietezza soprattutto dei popoli slavi, sacrificati da tale compromesso e attratti dal vicino regno di Serbia.
L’arciduca ereditario Francesco Ferdinando fu sostenitore dell’idea di trasformare la monarchia da dualistica a trialistica, in modo da creare un terzo polo nazionale composto dagli slavi. Questo progetto si scontrava con l’opposizione degli ungheresi e con quella dei nazionalisti serbi e croati che miravano con tutti i mezzi alla fondazione di un unico Stato slavo indipendente ed erano palesemente appoggiati dalla Serbia (a sua volta protetta dalla Russia).