I trattati di pace e la nuova carta d’Europa

Pubblicato da: Daniela il 20/06/2016

Parigi, reggia di Versailles, 1919. La conferenza di pace durò oltre un anno e mezzo, per trovare una soluzione che fosse sì democratica, ma anche punitiva nei confronti della Germania.

Dal punto di vista territoriale l’Alsazia-Lorena tornava alla Francia, la ricostituita Polonia e la trasformazione di Danzica in città libera (divisione della Germania dalla Prussia orientale).

Le pesanti clausole economiche e militari prevedevano che la Germania rifondesse i vincitori di danni subiti; fu costretta ad abolire il servizio militare di leva, a rinunciare alla marina di guerra; ridurre l’esercito nei limiti di 100.000 uomini e lasciare smilitarizzata la valle del Reno.

Condizioni umilianti che ferirono la Germania nel suo orgoglio nazionale.

La nuova repubblica d’Austria si vide ridotta drasticamente (entro più o meno i confini odierni). L’Ungheria perse il controllo dei paesi slavi e alcuni territori popolati da ungheresi.

I polacchi della Galizia si unirono alla nuova Polonia.

Boemi e cecoslovacchi confluirono nella repubblica di Cecoslovacchia.

Gli abitanti di Croazia, Slovenia e Bosnia-Erzegovina si unirono a Serbia e Montenegro formando la Jugoslavia.

La Turchia usciva dal panorama europeo.

La Repubblica Socialista Russa non venne riconosciuta dagli stati vincitori.

Furono riconosciute e protette in funzione antisovietica le nuove repubbliche indipendenti formate nei territori baltici persi dalla Russia: Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania.

La Russia si trovò quindi circondata da paesi che le erano fortemente ostili.

Si aggiunse nel 1921 lo Stato libero d’Irlanda a cui la Gran Bretagna concesse un regime di semi-indipendenza, con l’esclusione del nord.

Mantenere l’assetto territoriale e la pace era compito della Società delle nazioni che fu ufficialmente accettata sotto pressione di Wilson, da tutti i partecipanti alla conferenza di Versailles.

L’organizzazione però fu duramente colpita negli anni a seguire dalla non partecipazione degli Stati Uniti, rendendola di fatto uno strumento inutile rimasto in mano a Gran Bretagna e Francia.