La Russia e la rivoluzione del 1905
La Russia era la sola potenza europea che si reggesse ancora su un sistema autocratico, nemmeno temperato da forme di limitato costituzionalismo simili a quelle vigenti in Germania e in Austria-Ungheria.
Ci fu però un primo tentativo di decollo industriale. La classe operaia russa però rimase concentrata in poche zone (la capitale Pietroburgo, Mosca, i distretti minerari degli Urali e la regione petrolifera di Baku sul Mar Caspio) e la Russia rimase isolata in un contesto sociale arretrato ancora dominato dall’agricoltura che occupava il 70% della popolazione attiva.
Tali condizioni favorivano la tensione politica e sociale, con manifestazioni di malcontento in tutti i settori della società.
La classe operaia subiva l’influenza del Partito socialdemocratico e fra i contadini riscuoteva successo la propaganda del Partito socialista rivoluzionario. La protesta politica e sociale, priva di canali legali attraverso cui esporsi finì col coagularsi in un moto rivoluzionario. A far precipitare gli eventi contribuì lo scoppio nel 1904 della guerra col Giappone, che provocando un brusco aumento dei prezzi fece salire immediatamente la tensione.
La guerra col Giappone (1904-1905), in Manciuria, fu una clamorosa sconfitta per la Russia e un trauma per l’Europa intera, distruggendo il mito della supremazia militare del vecchio continente. Inoltre l’estremo oriente si avviava a diventare terreno di competizione non più europea ma dei due nuovi imperialismi in ascesa, quello giapponese e quello degli Stati Uniti.
In una domenica di gennaio del 1905 un corteo diretto verso il Palazzo d’Inverno a Pietroburgo, residenza dello zar, con l’intento di presentare un petizione per alleviare i disagi delle classi popolari, fu accolto a fucilate dall’esercito. La brutale repressione della domenica di sangue scatenò in tutto il paese un’ondata di agitazioni e sommosse.
Di fronte alla crisi dei poteri costituiti, incapaci di riportare l’ordine, si vennero a creare i cosiddetti soviet (consigli), cioè rappresentanze popolari elette sui posti di lavoro e costituite da membri continuamente revocabili secondo un principio di democrazia diretta ispirato alla Comune di Parigi. Il più importante di questi fu quello di Pietroburgo che assunse la guida del movimento rivoluzionario nella capitale e arrivò ad esercitare una notevole influenza su tutta la Russia.
In ottobre lo zar parve finalmente disposto a cedere e promise libertà politiche e istituzioni rappresentative. Ma quando le truppe dell’esercito rientrarono dopo la fine della guerra col Giappone la corona passò alla controffensiva facendo arrestare i membri dei soviet e reprimendo con durezza le successive rivolte.
Dopo la delusione data dalle aspettative riposte nella Duma (un’assemblea rappresentativa che venne manipolata fintanto che non ritornò in mano alle forze di governo), la Russia tornava ad essere un regime sostanzialmente assolutista (1907).