La fine della grande alleanza

Pubblicato da: Daniela il 20/06/2016

Roosevelt era convinto di poter mantenere aperto il dialogo con l’Urss. La presenza sovietica nei paesi danubiani e balcanici non poteva essere scalzata senza andare incontro a un altro conflitto. Roosevelt mirava a mantenere un equilibrio tra USA e Urss, lasciando a quest’ultima l’influenza sui paesi dell’Europa orientale, giungendo quindi a un compromesso.

L’avvento di Harry Truman nel ’45 coincise con un brusco cambiamento del clima e con un generale irrigidimento americano nei confronti dei sovietici.

L’Urss e l’Europa orientale.

Negli stati dell’Europa orientale, occupati dall’Armata Rossa, l’Urss stava imponendo la propria egemonia con una serie di crescenti forzature sui meccanismi democratici.

Ciò non poteva lasciare indifferenti le potenze occidentali.

Nel 1946 Churchill pronunciò a Fulton, negli Stati Uniti, un discorso in cui denunciava il comportamento dei sovietici in Europa, descrivendo l’imposizione sovietica come una cortina di ferro calata sul continente e puntualizzando che quella non poteva essere vista come un’Europa liberata.

Stalin replicò dando a Churchill del guerrafondaio e paragonandolo a Hitler.

La grande alleanza era ormai in frantumi e il processo negoziale sui trattati di pace ne subì le conseguenze.

La conferenza di Parigi

La conferenza di Parigi (luglio-ottobre 1946) lasciò irrisolta il problema tedesco. Fu anche l’ultimo atto della cooperazione postbellica fra Urss e potenze occidentali.