L'Unione Sovietica e le democrazie popolari

Pubblicato da: Daniela il 20/06/2016

In Urss si ebbe nel dopoguerra un’accentuazione dei caratteri autoritari del regime. La ricostruzione economica avvenne rapidamente, privilegiando l’industria pesante e comprimendo i consumi della popolazione. L’Urss diventò una grande potenza militare, dotandosi anch’essa della bomba atomica. La ricostruzione avvenne anche grazie a massicce riparazioni imposte ai paesi dell’Est ex nemici.

Tutti questi paesi furono trasformati nella seconda metà degli anni ’40, in satelliti dell’Urss, politicamente ed economicamente dipendenti dalle decisione della potenza egemone e modellati secondo il sistema sovietico (“democrazie popolari”, imposte praticamente ovunque).

La Jugoslavia di Tito

La presa del potere da parte dei comunisti si compì senza troppi problemi in Albania e Jugoslavia: qui i comunisti, sotto la guida di Tito, si imposero da soli al governo del paese, con l’autorità e il prestigio guadagnati durante la resistenza.

Nel ’48 però si consumò la rottura tra Urss e Tito che opponeva resistenza ai piani staliniani di “divisione del lavoro” all’interno del blocco orientale. Completamente isolata dal mondo comunista, la dirigenza jugoslava resistette alle pressioni sovietiche e sperimentò una linea autonoma in politica estera basata sull’equidistanza fra i due blocchi, e un nuovo originale corso in politica interna, volto alla ricerca di un equilibrio fra la statalizzazione ed economia di mercato.

L’esperienza jugoslava suscitò interesse sia perché rappresentò l’unica seria dissidenza all’interno del mondo comunista, sia perché Tito riuscì per molto tempo a bloccare i conflitti etnici fra serbi, croati e sloveni.