L'Unione Sovietica
L’industrializzazione forzata
Fra il ’27 e il ’28 Stalin decise di forzare i tempi dello sviluppo industriale e di porre fine all’esperienza della NEP: l’industrializzazione era un presupposto insostituibile della società socialista e Stalin era convinto che solo un deciso impulso all’industria pesante avrebbe reso l’Urss una grande potenza militare.
La fine della NEP e la campagna contro i Kulaki
Il primo ostacolo alla costruzione di un’economia totalmente collettivizzata e altamente industrializzata fu individuato nel ceto dei contadini benestanti, i kulaki, accusati di arricchirsi alle spalle del popolo e di affamare le città non consegnando allo Stato la quota di prodotto dovuta.
Stalin proclamò nel ’29 la necessità di procedere alla collettivizzazione del settore agricolo e di eliminare i kulaki come classe. Contro questa linea prese posizione Nikolaj Bucharin, numero due del regime, ma la maggioranza del partito si schierò con Stalin, e Bucharin venne condannato nel 1930 come deviazionista di destra.
La collettivizzazione dell’agricoltura e la soppressione delle opposizioni.
Tutti coloro che si opponevano al trasferimento nelle fattorie collettive (kolchoz) furono considerati come nemici del popolo. Migliaia furono quelli fucilati, arrestati, deportati in Siberia o chiusi in campi di lavoro forzato.
La grande carestia
Negli anni ’32-’33 ci fu una nuova spaventosa carestia determinata da una serie di fattori: la macchina organizzativa era troppo grande e inefficiente, la resistenza dei contadini che macellarono il bestiame piuttosto che consegnarlo alle fattorie collettive, la determinazione delle autorità centrali che non aiutarono in alcun modo la popolazione affamata, ma insistettero nella politica delle requisizioni. I kulaki sparirono sia come classe, sia in gran parte come persone fisiche.
I piani quinquennali
Il vero scopo di questa rivoluzione dall’alto era quello di favorire l’industrializzazione del paese mediante lo spostamento di risorse economiche e di energie umane.
Il primo piano quinquennale del ’28, fissava una serie di obiettivi tecnicamente impossibili da conseguire, frutto di una decisione più politica che economica. La crescita del settore fu comunque imponente.
Col secondo piano quinquennale (1933-1937) la produzione aumentò ancora notevolmente.
Il potere di Stalin
Sorretto da un onnipotente apparato burocratico e poliziesco e forte del consenso spontaneo di milioni di lavoratori che vedevano in lui l’artefice dell’industrializzazione, Stalin finì con l’assumere in Urss un ruolo di capo assoluto, non diverso da quello svolto nello stesso periodo da dittatori di opposta sponda ideologica.
Stalin iniziò una vera e propria sorta di epurazione e tutti i suoi oppositori finirono con l’essere assassinati o deportati nei campi di lavoro chiamati “Arcipelago Gulag” dal romanziere Solzenitsyn.