La politica estera e la guerra d'Etiopia
Fino al 1935 Mussolini rimase in buoni rapporti col resto delle potenze europee, anche per l’intervento nel ’34 che sventò l’annessione dell’Austria da parte della Germania e la partecipazione all’accordo di Stresa (che riaffermava i principi dell’Accordo di Locarno) nel 1935.
Le cose però cambiarono con la guerra d’Etiopia (’35-’36).
Le motivazioni che spinsero Mussolini a intraprendere l’impresa etiopica furono: dare sfogo alla vocazione imperiale del fascismo, vendicando lo scacco subito nel 1896 con la sconfitta di Adua, mostrando di poter riuscire laddove la classe dirigente liberale aveva fallito, ma anche creare un mobilitazione popolare che distraesse il paese dai problemi economici e sociali.
Quando nell’ottobre ’35 l’Italia diede inizio all’invasione dell’Etiopia (che faceva parte della Società delle Nazioni), Francia e Gran Bretagna non poterono fare a meno di proporre l’adozione di sanzioni consistenti nel divieto di esportare in Italia le merci necessarie all’industria di guerra.
Il blocco non ebbe una grande efficacia, siccome non si estendeva ai paesi che non facevano parte della Società delle Nazioni, come Stati Uniti e Germania; ebbero però l’effetto di accentuare il contrasto tra il regime fascista e le democrazie europee.
Mussolini approfittò della situazione per fare propaganda tesa a presentare l’Italia come vittima di una congiura internazionale. Il paese fu percorso da un’ondata di imperialismo popolaresco.
Gli etiopici si batterono con accanimento, ma il 5 maggio 1936 le truppe italiane comandate da Pietro Badoglio entrarono in Addis Abeba.
Con la conquista dell’Etiopia Mussolini diede a molti la sensazione, illusoria, di aver conquistato per l’Italia una posizione di grande potenza.
Nell’ottica di allargare l’influenza italiana Mussolini partecipò in Spagna inviando contingenti e si riavvicinò alla Germania subito dopo la Guerra di Etiopia. Questo riavvicinamento fu sancito nell’ottobre 1936 dalla firma di un patto di amicizia cui fu dato il nome di Asse Roma-Berlino (che diventerà nel 1940 Asse Roma-Berlino-Tokyo).
La grande intraprendenza della Germania, lasciava poco spazio a Mussolini, che finì per accettare passivamente tutte le iniziative di Hitler, finché, nel maggio 1939 firmò un formale patto di alleanza con la Germania, il patto d’acciaio, che legava definitivamente le sorti dell’Italia a quelle dello Stato nazista.