Guerra fredda e ricostruzione pacifica
Con la fine della presidenza Truman (novembre ’52) e con la morte di Stalin (marzo ’53), la guerra fredda perse i suoi maggiori protagonisti e il confronto fra blocco occidentale e blocco sovietico cominciò ad assumere nuove forme.
Negli Stati Uniti la nuova amministrazione repubblicana guidata dal generale Eisenhower pareva accentuare l’atteggiamento di sfida globale nei confronti del’Urss. Gli anni ’53-54 segnarono uno dei periodi di più acuta tensione internazionale dall’inizio della guerra fredda.
Eppure, proprio in questi anni, venne maturando all’interno delle due superpotenze un nuovo atteggiamento di accettazione reciproca che costituiva la premessa per una coesistenza pacifica tra i due blocchi.
Il Trattato di Vienna e la Conferenza di Ginevra
Nel corso del 1955, in coincidenza col declino del maccartismo (campagna anticomunista del senatore Mc Carthy) negli Stati Uniti e l’ascesa di Kruscev all’interno del gruppo dirigente sovietico, si ebbero da ambo le parti alcuni significativi gesti di distensione.
In marzo i sovietici ritirarono le proprie truppe di occupazione dall’Austria in cambio dell’impegno occidentale a garantire la neutralità del paese, impegno sancito in maggio con la firma del Trattato di Vienna.
Nella conferenza di Ginevra, che fu convocata in luglio per discutere il problema tedesco, non furono raggiunti accordi, ma Eisenhower affermò di non voler mettere in discussione lo status quo europeo.