La situazione in Francia

Pubblicato da: Daniela il 19/06/2016

La Francia aveva compiuto sostanziali progressi sulla strada della democrazia. Tuttavia le istituzioni repubblicane era continuamente oggetto di contestazione da movimenti nazionalisti a sfondo militare, dalle organizzazioni clericali contro il laicismo della classe dirigente, dai sostenitori del tradizionalismo monarchico e dalle spinte antisemite non prive di componenti demagogiche (demagogia: azione politica che mira a guadagnare consenso facendo leva su sentimenti irrazionali o bisogni sociali, alimentando la paura o l’odio verso l’avversario o verso minoranze utilizzate come capro espiatorio). 

Clamoroso fu il caso di Alfred Dreyfus, ufficiale ebreo condannato nel 1894, con l’accusa di aver fornito documenti riservati all’ambasciata tedesca.

La Francia si divise tra colpevolisti (destra radicale) e innocentisti (sinistra socialista e radicale).

Alfred Dreyfus continuò ad essere accusato nonostante fossero emerse prove evidenti della sua innocenza; fu riabilitato solo nel 1906 grazie ad un atto di grazia del presidente della Repubblica.

Nel 1899 l’esito delle elezioni fu a favore delle forze progressiste che si presero le loro rivincite su nazionalisti e clericali. Riprese con vigore la battaglia contro le posizioni di potere ancora detenute dal clero che condusse, nel 1905, alla rottura delle relazioni diplomatiche tra Francia e Santa Sede. 

I radicali, dominatori incontrastati della vita politica, furono però soggetti a un processo di involuzione. La Francia all’avanguardia in materia di democrazia e laicità dello Stato, rimaneva arretrata sul piano della legislazione sociale e dell’ordinamento fiscale che continuava a rimanere basato sulla tassazione indiretta, senza riuscire a indirizzarsi su un progetto di imposta generale sul reddito.

La rottura tra socialisti e radicali, ridiede spazio alle correnti moderate che tornarono al potere nel 1912.