Assalto bolscevico al Palazzo d'Inverno
A ottobre i bolscevichi decisero di rovesciare con la forza il governo. A capo dell’insurrezione ci fu Bronstein noto con lo pseudonimo Trotzkij.
Il 7 novembre (25 ottobre nel calendario russo) soldati rivoluzionari e guardie rosse (milizie operaie) circondarono e assaltarono Palazzo d’Inverno.
Mentre cadeva la resistenza del governo provvisorio, a Pietrogrado si riuniva il Congresso panrusso dei soviet (assemblea di tutti i delegati dei soviet) che approvava due decreti: quello per una pace giusta e democratica senza annessioni e senza indennità e quello che aboliva immediatamente e senza alcun indennizzo la proprietà terriera.
Venne intanto costituito un nuovo governo rivoluzionario, esclusivamente bolscevico con Lenin presidente: Consiglio dei commissari del popolo.
Delusione bolscevica alle elezioni della costituente e scioglimento con la forza
Alla fine di novembre, le elezioni per l’Assemblea costituente, costituirono una grave delusione per i bolscevichi che ottennero meno di un quarto dei seggi; i trionfatori furono infatti i socialrivoluzionari con il sostegno dell’elettorato rurale.
I bolscevichi non avevano intenzione di rinunciare al potere e con un loro intervento militare sciolsero a gennaio l’Assemblea costituente, ponendo le premesse per l’instaurazione di una dittatura di partito.
Le difficoltà del governo e la pace col trattato di Brest-Litovsk
I bolscevichi speravano di poter costruire rapidamente uno Stato proletario, ma le difficoltà da affrontare erano molte: un paese enorme e arretrato da gestire, l’isolamento politico dopo l’estromissione con la forza delle altre forze politiche, la guerra in corso.
Per quanto riguarda la guerra, Lenin non potendo deludere le aspettative di pace, accettò le condizioni dei tedeschi e firmò il durissimo trattato di Brest-Litovsk (3 marzo 1918), che comportava la perdita di circa un quarto dei territori europei della Russia.