1917-18: L'ultimo anno di guerra
Nel novembre 1917 i bolscevichi presero il potere in Russia e il governo rivoluzionario di Lenin decise immediatamente di porre fine alla guerra. Per porre fine alla guerra (marzo 1918) dovette accettare le durissime condizioni dei tedeschi che comportavano la perdita di circa un quarto dei territori europei dell’Impero russo. Con la pace Lenin salvò il nuovo stato socialista dimostrando che era possibile trasformare la guerra imperialista in rivoluzione.
Per scongiurare la diffusione del disfattismo rivoluzionario gli stati dell’Intesa dovettero accentuale il carattere ideologico della guerra, una difesa della libertà contro i disegni egemonici dell’imperialismo tedesco. L’interprete più autorevole fu il presidente americano Woodrow Wilson che propose un programma di pace in 14 punti in cui il presidente formulava alcune proposte concrete circa il nuovo assetto europeo: reintegrazione del Belgio, Serbia e Romania, evacuazione dei territori russi occupati dai tedeschi, restituzione alla Francia dell’Alsazia-Lorena, possibilità di sviluppo autonomo per i popoli soggetti all’Impero austro-ungarico e rettifica dei confini italiani entro le linee indicate dalle nazionalità. Si proponeva inoltre l’istituzione di un nuovo organismo internazionale, la Società delle nazioni, per assicurare il mutuo rispetto delle norme di convivenza fra i popoli.
Questo programma fu accolto bene dall’opinione pubblica, i governanti invece dovettero far mostra di accettarlo siccome avevano bisogno dell’aiuto americano e speravano che costituisse un valido antidoto contro la diffusione del rivoluzionarismo che veniva dalla Russia bolscevica.
Entrambi gli schieramenti rimanevano in equilibrio sul piano militare. A fine luglio l’Intesa iniziò a beneficiare del supporto degli Stati Uniti e i tedeschi uscirono sconfitti dalla battaglia di Amiens.
La Germania capì di aver perso la guerra e tentò di aprire le trattative con un nuovo governo di coalizione democratica. I suoi alleati intanto crollavano militarmente. La prima fu la Bulgaria, poi la Turchia e successivamente l’Austria.
In Germania la situazione precipitò, il Kaiser fuggì in Olanda il governo provvisorio firmò l’armistizio.
Tutti i paesi coinvolti ne uscirono gravemente danneggiati e stanchi (8 milioni e mezzo di morti) e il peso politico dell’Europa sulla scena internazionale fu drasticamente ridimensionato.