Dall'attentato di Sarajevo alla guerra europea

Pubblicato da: Daniela il 20/06/2016

Il 28 giugno 1914 uno studente bosniaco di nome Gavrilo Princip uccise l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, mentre attraversava le vie di Sarajevo. L’attentatore faceva parte di un’organizzazione irredentista Serba. 

Questo attentato terroristico mise in moto una serie di reazioni e controreazioni che avrebbero poi portato l’Europa al conflitto. 

L’Austria inviò il suo ultimatum alla Serbia a luglio chiedendo la cessazione di ogni propaganda antiaustriaca, l’arresto di alcune persone e la partecipazione di rappresentati austriaci alle indagini sui mandanti dell’attentato; in caso contrario minacciava la guerra.

La Russia intanto assicurava alla Serbia il proprio sostegno.

Forte dell’appoggio russo la Serbia accetto solo in parte l’ultimatum austriaco, rifiutando la partecipazione alle indagini. L’Austria giudicò insufficiente la risposta e dichiarò guerra alla Serbia il 28 luglio 1914.

La Russia ordinò la mobilitazione delle forza armate su tutto il confine occidentale, per prevenire un eventuale intervento della Germania. 

Tale mobilitazione fu interpretata dal governo tedesco come un atto di ostilità, e la Germania inviò un ultimatum alla Russia intimando la sospensione dei preparativi bellici. L’ultimatum non ottenne risposta e fu seguito dalla dichiarazione di guerra.

La Francia, legata alla Russia da un trattato di alleanza militare, mobilitò le proprie forze armate. La Germania rispose con un nuovo ultimatum e con la successiva dichiarazione di guerra alla Francia.

Fu dunque quest’iniziativa del governo tedesco, che aveva già assicurato il proprio appoggio all’Austria, a far precipitare la situazione.

Cosa spingeva la Germania a un impegno così decisivo?

Intanto soffriva da tempo di un complesso di accerchiamento che soffocava le sue ambizioni internazionali, ed inoltre, la strategia dei generali tedeschi si basava sulla rapidità e sulla sorpresa, e non poteva ammettere pertanto l’iniziativa dell’avversario. Siccome erano già pronti all’eventuale partecipazione della Francia (l’alleanza franco-russa era operante dal 1894), la strategia prevedeva un massiccio attacco contro la Francia che avrebbe dovuto esser messa fuori combattimento entro poche settimane, dopodiché si sarebbero spostati sul fronte russo, potente ma lento a mettersi in azione.

Per attaccare velocemente la Francia il piano Schlieffen prevedeva il passaggio attraverso il Belgio nonostante la sua neutralità.

Il 4 agosto le truppe tedesche invasero il Belgio per attaccare la Francia. La violazione del trattato di neutralità del Belgio sconvolse l’opinione pubblica europea ed ebbe un peso decisivo nel determinare l’intervento della Gran Bretagna nel conflitto, che era già preoccupata per un possibile successo tedesco e che non poteva tollerare l’aggressione a un paese neutrale che si affacciava sulle coste della Manica.

Così il 4 agosto 1914 l’Inghilterra dichiarò guerra alla Germania.

In quasi tutti gli stati coinvolti dal conflitto le forze pacifiste trovano scarso appoggio in un’opinione pubblica mobilitata a sostegno della causa nazionale.

Nemmeno i partiti socialisti, che avevano fatto del pacifismo e dell’internazionalismo la loro bandiera, vollero sottrarsi al clima generale di unione sacra. La Seconda Internazionale, quindi, cessò di esistere e fu la prima vittima della Grande Guerra.