La divisione dell'Europa
L’Urss nell’estate ’46 non volle ritirare le truppe inviate in Iran e chiese alla Turchia, che rifiutò, nuove basi militari e nuove condizioni per l’accesso agli stretti. Entrambi i paesi erano sotto l’influenza della Gran Bretagna che però si ritirò dichiarando di non poter far fronte a nuovi impegni militari.
Subentrarono gli Stati Uniti che inviarono una flotta nel Mar Egeo e indussero Stalin a rinunciare alle sue richieste.
La dottrina Truman
Fu questa la prima applicazione della teoria del containment, che sosteneva la necessità di contenere l’espansionismo Urss facendole sentire l’unica voce che si riteneva fosse in grado di intendere: quella, appunto, della forza. In base alla dottrina Truman gli Stati Uniti si impegnavano a intervenire, quando necessario, per sostenere i popoli liberi nella resistenza all’asservimento da parte di minoranze armate o pressioni straniere. Il che equivaleva ad aprire un confronto globale con l’Urss.
Il piano Marshall
Nel giugno ’47 gli americani lanciarono un vasto programma di aiuti economici all’Europa, European Recovery Program (Erp) o, più comunemente, piano Marshall.
I sovietici, convinti che l’aiuto fosse uno strumento per scalzare la loro influenza e per assoggettare l’Europa agli Stati Uniti, respinsero il piano e imposero ai loro satelliti di fare altrettanto, mentre i partiti comunisti occidentali promossero agitazioni contro gli aiuti americani.
Il piano Marshall permise la ricostruzione e rilanciò le economie dell’Europa occidentale.
Il Cominform
Nel settembre 1947 venne costituito un Ufficio di informazione dei partiti comunisti (Cominform): una sorta di riedizione in scala ridotta della Terza Internazionale sciolta nel ’43 in omaggio all’alleanza antifascista.
La guerra fredda
Il dialogo fra le superpotenze era ormai cessato. Al suo posto subentrò quella che il giornalista americano Lippmann battezzò efficacemente guerra fredda: non guerra guerreggiata, ma irriducibile ostilità tra due blocchi contrapposti di Stati.
Il problema tedesco
Il più importante terreno di scontro fu la questione della Germania, divisa dalla fine della guerra in quattro zone di occupazione (americana, inglese, francese e sovietica). La capitale Berlino, che si trovava all’interno dell’area sovietica, era a sua volta divisa in quattro zone.
Saltata ogni possibilità di intesa con i sovietici sul futuro del paese, Stati Uniti e Gran Bretagna integrarono, all’inizio del ’47, le loro zone, attuandovi una riforma monetaria, liberalizzando l’economia e rivitalizzandola con gli aiuti del piano Marshall.
Il blocco di Berlino e le due Germanie
Di fronte a quella che si profilava ormai come la rinascita di un forte Stato tedesco integrato nel blocco occidentale, Stalin reagì con la prova di forza del blocco di Berlino (giugno ’48). Chiuse gli accessi alla città impedendone il rifornimento, sperando di indurre gli occidentali ad abbandonare la zona ovest. Furono momenti di tensione, gli americani organizzarono un ponte aereo per rifornire la città e i sovietici nel ’49 tolsero il blocco, rivelatosi inefficace.
Nello stesso mese furono unificate le tre zone occidentali della Germania e fu proclamata la Repubblica federale tedesca (con capitale Bonn). La scontata risposta sovietica fu la creazione, nella parte orientale del paese, di una Repubblica democratica tedesca, che aveva la sua capitale a Pankow (un sobborgo di Berlino).
Il Patto Atlantico e il Patto di Varsavia
A questo punto la divisione dell’Europa in due blocchi contrapposti era perfezionata.
Nell’aprile ’49 fu firmato a Washington il Patto atlantico, alleanza difensiva fra i paesi dell’Europa occidentale (Francia, Gran Bretagna, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo e Italia), Stati Uniti e Canada. Il patto prevedeva un dispositivo militare integrato composto da contingenti dei singoli paesi membri: la Nato (Organizzazione del trattato del Nord Atlantico). Nel 1951 aderirono al patto la Grecia e la Turchia, nel 1955 anche la Germania federale.
Sempre nel ’55, proprio a seguito dell’adesione tedesca, l’Urss rispose stringendo con i paesi satelliti un’alleanza militare, il Patto di Varsavia, basata anch’essa su un’organizzazione militare integrata (Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania Est, Polonia, Romania, Ungheria, Unione Sovietica).